Ansia da rientro dopo le ferie: il 45% dei professionisti italiani ne soffre
Aumentano i casi di “ansia da ferie” tra i professionisti europei
Con l’arrivo di agosto e la pausa estiva per molti professionisti, emerge un fenomeno sempre più diffuso nel mondo del lavoro: l’“ansia da rientro”, ovvero il disagio che accompagna il ritorno in ufficio dopo le ferie.
Secondo una recente analisi di Robert Walters, questa sensazione riguarda il 45% dei professionisti italiani, un dato rilevante seppur inferiore rispetto a quello registrato in altri Paesi europei come Regno Unito (78%), Francia (64%) e Spagna (63%).
FOFB - Fear of Falling Behind: la paura di rimanere indietro durante le ferie
Il fenomeno prende il nome di FOFB – Fear of Falling Behind, ovvero la paura di rimanere indietro su progetti, aggiornamenti o comunicazioni importanti.
Molti professionisti dichiarano di non riuscire a rilassarsi completamente, a meno che anche gli altri membri del proprio team non siano in ferie. In Italia, questa condizione è condivisa dal 60% degli intervistati.
Il dato riflette una cultura lavorativa in cui la disconnessione è percepita come un rischio reputazionale più che un diritto. Alcuni arrivano a rimandare la prenotazione delle ferie o a controllare regolarmente la casella email anche durante la pausa, temendo di apparire meno impegnati rispetto ai colleghi.
Solo il 17% dei professionisti italiani si sente davvero rigenerato al ritorno
A confermare questa tendenza, un ulteriore dato: solo il 17% dei professionisti italiani si sente riposato e pronto a tornare al lavoro dopo una lunga pausa estiva.
Come sottolinea Chris Eldridge, CEO di Robert Walters UK&I:
“Ci sono molteplici fattori che scatenano l’ansia al rientro, come la paura di essere rimasti indietro, essersi persi aggiornamenti importanti o ricevere carichi di lavoro eccessivi. Tuttavia, le ferie dovrebbero rappresentare un momento di pausa e rigenerazione – non una fonte aggiuntiva di stress.”
Engagement ai minimi in Europa
Il contesto generale non è incoraggiante: secondo il report State of the Global Workplace 2025 di Gallup, solo il 13% dei professionisti europei si dichiara realmente coinvolto nel proprio lavoro, un dato inferiore alla media globale del 21%.
I livelli di engagement sono particolarmente bassi in UK (10%), Francia (8%), Spagna (9%) e Italia (10%). Sebbene il nostro Paese registri un lieve miglioramento rispetto agli anni precedenti, il benessere lavorativo rimane una sfida strategica per le aziende.
Ferie collettive: una possibile soluzione?
In alcuni Paesi europei – come Italia, Spagna e Francia – molte aziende adottano politiche di chiusura estiva durante i mesi più caldi, spesso ad agosto.
Questa misura, legata anche a esigenze produttive e climatiche, può facilitare una pausa più uniforme tra i team. Tuttavia, i dati raccolti mostrano percezioni molto diverse:
In Francia, il 60% dei professionisti valuta positivamente le chiusure aziendali.
In Italia, solo il 32% si dichiara soddisfatto dell’approccio adottato dal proprio datore di lavoro.
In Spagna, questa percentuale scende al 20%.
Nel Regno Unito, dove non esiste una cultura diffusa di ferie collettive, il 45% dei lavoratori ne vorrebbe l’introduzione. Tuttavia, il 54% dei datori di lavoro britannici considera questa soluzione troppo costosa o poco efficiente.
Verso un nuovo equilibrio tra flessibilità e produttività
Oltre ai benefici legati al benessere, i momenti di pausa condivisa sembrano favorire anche una maggiore capacità di disconnessione e una riduzione dello stress percepito.
In Francia, il 23% dei professionisti apprezza le ferie collettive per la possibilità di “staccare davvero”, mentre in Spagna la pensa così un quarto degli intervistati.
In Italia, sebbene il 60% affermi di rilassarsi più facilmente quando anche il team è in ferie, solo il 13% riconosce un impatto diretto sulla riduzione dello stress.
Segno che, oltre alla pausa, serve un cambiamento più profondo nella cultura aziendale.
I consigli di Robert Walters per un ritorno sereno e produttivo
Alla luce dei dati raccolti, Robert Walters suggerisce alcune buone pratiche per le aziende che vogliono garantire un ritorno più efficace dopo le ferie:
- Comunicazione trasparente tra colleghi, senza giudizi impliciti sul numero di giorni di ferie usufruiti.
- Politiche flessibili, per adattarsi alle esigenze individuali (come l’alternativa dello smart working durante la chiusura estiva).
- Handover strutturato, con passaggio di consegne prima dell’assenza.
- Messaggi di out-of-office chiari, con un referente indicato per eventuali urgenze.
- To-do list pre-ferie, per facilitare la ripresa e ridurre il sovraccarico.
- Valorizzare la cultura della disconnessione, rendendola parte integrante dell’identità aziendale.
Il ruolo delle aziende nel favorire benessere e performance
Come sottolinea ancora Chris Eldridge:
“Le aziende che vogliono migliorare la produttività devono porsi la domanda: come posso aiutare i miei collaboratori a sfruttare al meglio il periodo di ferie? Il rientro sarà tanto più efficace quanto più riposati saranno i dipendenti.”
La sfida, oggi, non è solo bilanciare ferie e operatività, ma costruire una cultura del lavoro in cui benessere, engagement e performance possano coesistere.
Sala Stampa Robert Walters Italia
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