“The Big Stay”: il 77% dei professionisti sceglie la stabilità lavorativa piuttosto che cambiare impiego
Nuovi dati provenienti da uno studio condotto da Robert Walters confermano la tendenza ‘The Big Stay’.
Solo pochi mesi fa si parlava di due grandi tendenze. Da una parte, la “Grande Dimissione”, con un numero record di professionisti che cambiavano lavoro. Dall’altra, un'inflazione salariale in alcune aree e settori, soprattutto in posizioni junior.
Oggi, la tendenza è “The Big Stay” e nasce dall'incertezza economica. Attualmente, i professionisti sono più cauti e preferiscono restare nella propria azienda, riducendo così il numero di candidati disponibili e rendendo più difficile per le imprese attrarre talenti.
“Nella nostra esperienza quotidiana, notiamo che le aziende alla ricerca di profili qualificati spesso si scontrano con un fenomeno di forte inerzia. I professionisti, infatti, tendono a privilegiare la stabilità della loro posizione attuale, rinunciando non solo a consistenti aumenti di stipendio, ma anche a opportunità di crescita e a progetti ambiziosi offerti da nuove realtà. Questa tendenza deriva dal desiderio di rimanere nella propria zona di comfort, dove sentono di poter esercitare maggiore controllo e sicurezza. La sfida, quindi, non è solo attrarre talenti, ma anche saper gestire e superare le resistenze legate alla necessità di cambiamento, proponendo percorsi di transizione che risultino davvero motivanti e rassicuranti per i professionisti”. - Afferma Walter Papotti - Associate Director - Robert Walters Italy
Le prospettive dei professionisti cambiano rispetto agli anni passati.
Con la fine della pandemia, le aziende hanno visto un incremento nelle assunzioni, un miglioramento dei modelli di lavoro (più flessibilità, maggiore possibilità di lavoro da remoto...) e un aumento degli stipendi. Tuttavia, ora le aziende devono essere più prudenti.
Secondo un recente studio di Robert Walters, 8 professionisti su 10 danno priorità alla stabilità lavorativa rispetto ad un aumento di stipendio, e il 27% afferma che questa percezione è per loro una novità.
Inoltre, il 65% dei professionisti dichiara che la situazione economica gioca un ruolo importante nella decisione di cambiare lavoro o meno, con l’inflazione (40%) e il tasso di disoccupazione (21%) come principali motivazioni dell’immobilismo.
"Dal punto di vista dei professionisti, quando l'azienda riduce i giorni di lavoro da remoto o non è in grado di sostenere gli aumenti salariali promessi all'inizio dell'anno, ciò può essere percepito come un segnale per valutare nuove opportunità lavorative. Tuttavia, in un contesto di incertezza come quello attuale, emerge una forte ambivalenza: se da un lato questi cambiamenti spingono a guardarsi intorno, dall'altro prevale spesso la prudenza, dettata dal timore che le prospettive in altre aziende possano rivelarsi persino meno favorevoli. Si tratta di un delicato equilibrio tra la spinta al cambiamento e la cautela, in cui i professionisti ponderano non solo le possibilità di crescita ma anche la stabilità che un ruolo consolidato può offrire in tempi incerti." - Conclude Walter Papotti.
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